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Sulla Comprensione delFenomeno Storico

Questa breve riflessione nasce dall'impressione che la visita al cimitero militare di Verdun mi ha lasciato. Quando la comprensione della storia viene indotta sfruttando l'emotività volubile e incontrollabile, il messaggio viene veicolato colpendo in modo traumatico l'occhio e il cuore dello spettatore. Ma è davvero con una stretta al cuore che si trasmette la conoscenza di un fenomeno tragico come la Grande Guerra? A mio parere dovrebbe essere la razionalità a trionfare; bisognerebbe spronare le persone ad adottare lo spirito dello storico, che analizza i fatti in profondità, che vuole capire, scandagliare, spiegare. Quel fiuto per il sangue umano del gigante-storico (Marc Bloch) non è naturalmente una morbosa ossessione per il sangue, per la materia e la carne, la "pelle" malapartiana, che invece è l'unico aspetto su cui si indirizza l'attenzione dello spettatore nelle opere monumentali dedicate alla guerra, ma è la ricerca del come e del perché viene versato questo sangue. In quella che definirei "trasmissione emotiva", anche quando si cerca di penetrare il fenomeno storico, si impiegano spesso spiegazioni, reperti o filmati esplicativi, sempre accompagnati da immagini tragiche e frasi ad effetto; da questo modo di operare risulterà necessariamente un'analisi epidermica. Ma cosa succede quando questa retorica viene trascinata sulla strada opposta? Si è disposti a cibarsi emotivamente allo stesso identico modo di un messaggio diametralmente opposto? La Storia risponde. Si dice che la Storia debba spiegare il futuro, aiutarci ad approdare su quell'utopico pianeta del "mondo migliore", ma stiamo davvero perseguendo questo obiettivo? Ancora una volta, la Storia risponde. Se, rivolgendoci al grande pubblico, non puntassimo il mirino dell'attenzione solo sulla tragicità dei conflitti, e quindi sul lato emotivo, puntando tutto su questi aspetti per la comprensione dell'entità storica e umana di un fatto, e invece ci concentrassimo maggiormente sulle cause, i fenomeni storici e i comportamenti umani che hanno condotto alla guerra, forse, e dico forse, data l'imprevedibilità dell'animaleuomo, non si ripeterebbe all'infinito la stessa musica e si potrebbero arginare certe ricadute. Aggiungo un'ultima nota con un'impressione personale sul cimitero militare di Verdun. La monumentalità di certe costruzioni a distanza di un secolo deve dissuadere alla guerra o sacralizzarla? Ancora una volta è l'effetto agghiacciante e repulsivo di quelle croci bianche in perfetto ordine a trasmettere al singolo un'aria di pacifismo? È davvero questo il one best way del nuovo ordine mondiale che, nonostante si sia smentito innumerevoli volte, ha ancora uno stuolo di fedeli al suo seguito? Lascio queste domande a chi legge.

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