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FUORI IL GAS DALLA TASSONOMIA EUROPEA



L’Unione Europea sta passando un anno veramente importante per quanto riguarda scelte e decisioni da prendere che potrebbero influenzare i prossimi decenni, come il Next Generation EU, i fondi di ripartenza post covid, o la PAC (Politica Agricola Comune), il piano di investimenti in campo agroalimentare, la parte più consistente dei finanziamenti ai Paesi membri. Ora però c’è una nuova importantissima decisione da prendere: la tassonomia europea.

La tassonomia europea è un modello di classificazione delle fonti energetiche: insomma sceglierà quali fonti energetiche si possono considerare “verdi” e dunque idonee a ricevere il via e i finanziamenti necessari.

Fin qui sembrerebbe tutto ottimo: l’Unione Europea ha la possibilità di tagliare fuori le fonti climalteranti e decidere finalmente di attuare la transizione ecologica necessaria per il futuro dell’intera specie umana. Purtroppo però non è così semplice.

Nella tassonomia europea oltre alle rinnovabili comuni vengono considerate altre due fonti energetiche: il gas metano e il nucleare.

Se sul nucleare il dibattito può essere più complicato (secondo l’IPCC abbiamo bisogno di un mix energetico in cui il 10/15% dell’energia è prodotta dal nucleare, ma non di più), il gas metano non può essere considerato in nessun caso una fonte pulita di transizione.

Un qualunque studente sa che bruciare metano produce CO2, la famosa CO2 che ci sta portando verso la catastrofe climatica. Attualmente il 25% delle emissioni di CO2 è causata dalla combustione di gas metano.

Non solo: a parità di molecole, il gas metano è 20 volte più climalterante del carbone. Un altro fondamentale problema riguarda le perdite di gas metano, che disperso in atmosfera è addirittura 80 volte più potente della CO2.

Insomma, già di per sé è una pessima fonte energetica. Ma non è ancora finita. Per trasportare il gas metano abbiamo bisogno di investimenti in infrastrutture da decine di miliardi di euro per impianti e metanodotti che hanno bisogno di continua manutenzione e che ci renderanno schiavi di questa fonte energetica. E questo non porterà nemmeno a più lavoro in quanto è risaputo che solo una vera transizione energetica porterà centinaia di migliaia di posti di lavoro, non gli idrocarburi.

Purtroppo come sempre in questi casi a pesare veramente tanto sono le questioni politiche e gli interessi economici. È per questo che Germania, Francia e Italia hanno puntato tanto su metano e nucleare. La transizione energetica deve essere una scelta presa assieme a tante altre in un piano completo e complesso di riconversione e non può essere un costo fine a sé stesso, ma un investimento. La buona notizia è che è possibile farla bene. Abbiamo una sola domanda da porre all’Europa: quanto ci tiene al futuro economico, sociale, politico e culturale della specie umana? Finché a valere di più saranno gli interessi di pochi questa tassonomia è il massimo che riceveremo.


Pietro Losio

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