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Straight Edge: dal Punk Hardcore ad Oggi

Lo Straight Edge è una cultura punk hardcore nata oramai trent’anni fa negli Stati Uniti sostanzialmente da un gruppo punk, i Minor Threat. Erano anni di grande sviluppo di culture punk, tutte legate indissolubilmente al mondo della musica, che stava vivendo una rivoluzione artistica senza precedenti. In questo panorama culturale e sociale, i Minor Threat fecero scalpore con un brano intitolato, appunto, Straight Edge, cioè “strada diritta”. Il frontman del gruppo, Ian MacKaye, con poche strofe martellanti, aveva sputato in faccia alla visione punk dell’epoca basata su stili di vita fondati dal consumo di droghe più o meno leggere, alcool e qualunque tipo di dipendenze più o meno visibili della società. Il punk non significava fumarsi canne e farsi di acidi, ma significava soprattutto essere presenti e bastare a sé stessi, senza il bisogno di assumere sostanze. Badate bene: non si sta parlando di un perbenismo bigotto, bensì della necessità di ripensare a cosa significhi essere punk controcorrente. Dopo tanti anni, la cultura Straight Edge (abbreviata in sXe) rimane un riferimento molto importante a livello globale in un’epoca in cui le culture punk sono in declino. Lo sXe però ha vissuto un’evoluzione molto importante, diventando oggi, più che una cultura hardcore, uno stile di vita e una filosofia. Uno sXe abbastanza popolare di oggi è il fumettista romano Michele Rech, noto con lo pseudonimo di Zerocalcare. Lo Straight Edge oggi ha, come “regola” di fondo, il rifiuto di tutte le forme di droga e dipendenza. In particolare, non assumere droghe (dal tabacco, alla cannabis a qualunque droga pesante) e alcool. Può prevedere anche, talvolta, il vegetarianesimo, il veganesimo ed evitare il sesso occasionale. Lo sXe, oltre che per la sigla, si riconosce anche per la simbolica X che spesso chi vi aderisce ha disegnata o tatuata sui polsi. La genesi di questo simbolo è legata al gruppo Teen Idles, a cui durante un loro concerto, essendo minorenni, vennero dipinte delle X nere sui polsi, in modo tale che i barman del locale potessero riconoscerli per non vendere loro alcolici illegalmente. Da allora la X è il simbolo del movimento. Ma perché dovrebbe essere punk evitare droghe? E effettivamente si tratta solo di un gesto salutista o ha radici più profonde? Lo sXe delle origini voleva essere proprio una risposta punk: voleva rompere con gli schemi precedenti per poter essere una cultura rivoluzionaria sobria. In un sistema opprimente, essere lucidi e sobri significava essere preparati e pronti, significava vivere appieno l’esistenza punk. In più, significava rompere ad esempio con le grandi rockstar vittime del mainstream che passavano il tempo tra droghe e vizi perdendo la visione originale, artistica e culturale, dell’anticonformismo reale. Col tempo questa visione ha interessato molte persone in tutto il mondo. Il ruolo centrale dello sXe non è però il salutismo, quanto invece il non accettare stimoli esterni come unico modo per vivere sé stessi. Una vita di ubriachezza e dipendenza, è tutto fuorché una vita di incantesimo. Nella visione sXe, non sono le sostanze esterne che possono costruire il piacere, ma l’assenza di queste. Quindi fumare, bere o assumere sostanze rientrerebbero perfettamente negli schemi del conformismo per scaricare le tensioni, mentre la loro assenza renderebbe possibile per davvero sia l’anticonformismo, che, anche, una vera ricerca del piacere dal semplice fatto che ognuno di noi non ha bisogno di stimoli esterni dettati dalla chimica per essere e vivere qualcosa di speciale. In tutti questi anni comunque lo sXe si è evoluto e differenziato in varie visioni, sempre comunque legate all’idea di fondo. Il punk, nonostante non abbia la forza di alcuni decenni fa, ha ancora alcuni esempi forti sulla scena, e lo sXe hardcore dopo tanto tempo è seguito ancora da parecchie persone in tutto il mondo.

Pietro Losio

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